L’angoscia
La parola significa “stretto” e descrive perfettamente l’effetto di questa emozione sul corpo, che si ripiega e si nasconde.
Una tartaruga retratta dentro al guscio, un topo rifugiato nella sua piccola tana e un riccio che si appallottola, sono tutti esempi di strategie di difesa scatenate dall’angoscia.
Nell’essere umano, chiudersi in posizione fetale può essere preso come esempio dell’azione difensiva di un’angoscia estrema, ma possiamo osservare tracce di questa emozione anche nell’atteggiamento di chi tiene la testa incassata nelle spalle e le braccia raccolte al petto come un pugile in guardia oppure in chi tiene il bacino retroverso, la posizione che ricorda un cane con la coda tra le gambe.
In tutti i casi, il movimento e la posizione impressi al corpo non favoriscono l’ampiezza del respiro, meno ancora la sua fase inspiratoria.
Da questa descrizione potete capire perché, nel concetto del metodo Moghet, l’angoscia sia la polarità opposta all’euforia e di fatto lo è nei movimenti, nella postura e nell’intenzione.
Come al solito, sento doveroso ribadire che nella descrizione delle emozioni non è espresso alcun giudizio perché ognuna di esse può salvarci la vita.
Giulio Sartori
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