La calma

Published On: Luglio 12, 2024

Tra tutte le emozioni essa occupa il posto centrale, è come l’asse su cui ruota l’ago della bussola, senza quello non potremmo sapere dove siamo diretti. La possibilità di percepire come ci muovono le diverse emozioni, di accorgerci in quale direzione ci spingono, dipende dalla capacità di sintonizzarci con la calma, il nostro perno emotivo.

A differenza di altri approcci, riuscire a mantenere la calma è sicuramente considerato un buon inizio ma non è il fine del metodo Moghet. Immaginatevi un cavaliere in grado di cavalcare solo cavalli bolsi, non sarebbe un granché.

Nella pratica, la calma corrisponde al movimento ritmico che il respiro imprime alla vita mentre dormiamo (chi parla l’italiano sa che con “la vita” si intende il segmento del tronco tra torace e bacino). In questo stato di incoscienza, il nostro corpo è animato quasi esclusivamente dall’azione del muscolo diaframma, il motore principale che si occupa della funzione vitale della respirazione. Essendo un muscolo interno, il suo lavoro può essere osservato e percepito solo indirettamente tramite l’addome, che si gonfia e si sgonfia in modo alternato, sale e scende come un’onda.

Quando siamo eretti e possibilmente anche svegli, il movimento addominale coinvolge la colonna vertebrale e si trasforma in un dondolamento in avanti e in dietro del nostro baricentro, situato anch’esso dentro la pancia.
Tante parole per dire che la calma è come stare sull’altalena o su un dondolo cullati dal proprio respiro e che in quell’ondeggiare noi possiamo sentirla e trovarla, sempre che le si rivolga un briciolo di attenzione.
Lo stato di calma è un ottima compagnia, è qualcuno che ci rassicura: “tranquillo, a tenerti in vita ci penso io”. Mica male l’amico, sicuramente uno da non ignorare.

Giulio Sartori

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